Il Gruppo EXA, un importante operatore della distribuzione e vendita di energia, mi chiese assistenza per perfezionare l’acquisizione di una partecipazione in un terminale di rigassificazione di gas naturale liquefatto.
Vale davvero la pena di soffermarsi un poco su questo progetto, davvero molto suggestivo e innovativo.
L’importazione di gas naturale in Italia poggia su gasdotti provenienti da Olanda, Russia, Algeria e Libia.
Il governo Italiano aveva ritenuto opportuno facilitare e incentivare l’accesso all’infrastruttura di trasporto, stoccaggio e distribuzione di gas naturale, così da promuovere la concorrenza tra gli operatori e sviluppare ulteriormente l’utilizzo di gas naturale come fonte energetica. Per quanto concerne i rigassificatori di GNL e gli impianti di stoccaggio il legislatore si era spinto fino al punto di garantire ai nuovi progetti la possibilità di vedere ripagati almeno i costi di sviluppo, anche in caso di mancato utilizzo, purché mettessero una parte significativa della loro capacità a disposizione del mercato.
Il sistema tariffario dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas (AEEG) aveva quindi previsto idonei stanziamenti per la copertura di tali costi.
È chiaro che, sulla base di un tale incentivo, l’investimento di EXA si presentava molto promettente e potenzialmente privo di rischi significativi, escludendo quelli connessi alla realizzazione e alla messa in servizio dell’infrastruttura.
L’impianto era progettato per ricevere GNL da navi metaniere aventi una capacità fino a 180.000 metri cubi scaricabili in meno di una giornata.
Per EXA l’elemento più critico del progetto era l’approvvigionamento di GNL anche perché, al momento dell’avvio dell’iniziativa, il mercato internazionale del GNL si presentava di difficile accesso.
I produttori di gas costruiscono infatti i costosissimi terminali di liquefazione solo quando hanno la certezza di poter vendere il prodotto. Tale certezza deriva da contratti pluriennali che impegnano tutta la capacità del terminale.
Il gas disponibile per il mercato è quindi generalmente solo quello che eccede la capacità contrattualizzata che, nel caso non venga ritirato dall’acquirente abituale, viene reso disponibile sul mercato “spot” a condizioni economiche non vantaggiose.
Vi erano però chiari segnali di un’evoluzione del mercato verso una maggiore apertura a nuovi acquirenti e questo incoraggiava la partecipazione di EXA all’investimento.
L’acquisizione però stavolta non andò a buon fine perché il mio, non semplice, lavoro di verifica mise in luce delle criticità di natura contrattuale non risolvibili, associate alla cessione dei diritti di utilizzo del terminale e conseguenti alla strutturazione finanziaria del progetto.